La vision senza un adeguato programma di allenamento è un sogno.
Il programma di allenamento senza una vision è un incubo.
In queste due frasi c’è tutto il mio “credo” e la mia vision è tanto chiara quanto semplice: al centro del progetto c’è sempre l’atleta, che va non solo allenato ma anche ispirato e guidato.
Come è possibile riuscirci?
Pensando e agendo con passione, ambizione e dedizione.
PASSION
Amo allenare e sono convinto che attraverso un “processo” di training corretto, basato sulla conoscenza della materia e sull’esperienza maturata, ma anche sul rapporto che si costruisce con il singolo atleta, si possa raggiungere qualsiasi obiettivo.
Per questo faccio l’allenatore.
Sono le cose semplici, quelle che si compiono tutti i giorni, con continuità e perseveranza, a costruire la base della piramide per la performance.
Mi piace pensare di essere un viaggiatore, perché è questo che faccio: intraprendo un viaggio con il singolo atleta, con cui fisso e condivido la meta. Giorno dopo giorno imparo a conoscerlo, riuscendo così a mettere a punto le strategie di allenamento migliori.
Quello con il coach è un viaggio che deve regalare gratificazione all’atleta ma anche all’allenatore stesso e questo succede solo se il processo è corretto e si ha la “resilienza” di resistere alle frustrazioni che ogni lunga preparazione obbliga ad avere. A quel punto il traguardo sarà la normale conseguenza.
Troppo spesso noi allenatori ci limitiamo a guardare la pianificazione in modo unidirezionale… È come osservare un quadro da troppo vicino, non se ne distinguono i colori. Poche volte abbiamo la lucidità di allontanarci e guardare in modo chiaro e obiettivo tutto l’insieme, ciò che viene chiamato “the big picture”.
La meta la si raggiunge crescendo “fisicamente” e “atleticamente”, ma anche e soprattutto “psicologicamente”.
AMBITION
Ho l’ambizione di voler ottenere il massimo risultato possibile con i miei atleti.
Davanti a un grande risultato sono contento ma mai soddisfatto, perché c’è sempre la possibilità, la volta successiva, di migliorarlo.
Uno dei compiti che mi sono dato è costruire, grazie a credibilità e autorevolezza, l’ambizione in ogni atleta, facendogli percepire che può ambire a posizioni superiori rispetto a quelle che crede di poter raggiungere. Cerco di costruire una “vision” differente, più alta, più ambiziosa, più importante.
Costruisco l’ambizione attraverso un processo corretto di costruzione della performance che avviene giorno per giorno senza sconti e senza false verità, critico ma costruttivo, e che coinvolge corpo e mente, perché la forza non deriva solo dalle capacità fisiche ma anche e soprattutto da una volontà indomita.
MISSION
Voglio essere un educatore, ma da high performance, in altre parole un professionista che attraverso il triathlon modula un sistema “educativo” costruito sul miglioramento della performance. Mi piace contribuire al “cambiamento positivo” dell’atleta sia come persona sia sotto l’aspetto dei risultati.
Soltanto nel triathlon ho allenato una trentina di atleti che hanno vestito la maglia azzurra, ne ho portati 2 alle Olimpiadi e sono rimasto a guardare i Giochi in tv con altre 2, a causa di un infortunio. Ho seguito più di 6 cicli olimpici in diverse discipline sportive.
Da queste esperienze ho imparato che i fallimenti accadono, sono nell’ordine delle cose, e per questo vanno interpretati nel modo giusto: è necessario analizzarli ma è altrettanto necessario (e soprattutto utile) individuare la soluzione, trasformando il “fatto negativo” in un’opportunità, in un vero momento di crescita sportiva e personale.
Questo è il fulcro della mia mission: “educare” a reagire davanti alle situazioni negative che sempre e comunque succedono in una carriera sportiva, perché la discriminante tra un buon atleta e un atleta (e un allenatore) di alto livello è racchiusa proprio nella capacità di reagire alle frustrazioni.
Per aspera sic itur ad astra
(attraverso le asperità e difficoltà sino alle stelle)