Un altro lockdown? Triatleti, girate alla larga da questi rischi

Una stagione, quella di triathlon 2020, praticamente mai cominciata. Un’altra, la prossima, che chissà come sarà. Il nostro corpo e soprattutto la nostra mente potrebbero giocarci brutti scherzi. Qualche consiglio per non perdersi.

Rieccoci dentro un altro lockdown. La stagione è finita, in realtà forse non è mai iniziata. Comunque si voglia interpretare la situazione, è necessario fare un minimo di “off-season” per riuscire a resettare e ritrovare la motivazione corretta per porsi obiettivi misurati.

Quali sono, però, i rischi di questa nuova “stretta”?
Sicuramente:

– lieve depressione

– ritardo nella ripresa


oppure:

– obiettivi non misurati

– motivazione eccessiva.

Se non si vuole perdere il senso e l’opportunità di questo periodo, è necessario disciplinarsi prima sul piano psicologico per poi affrontare con il giusto slancio le problematiche di tipo atletico-agonistico.

GUARDANDO ALLA PROSSIMA STAGIONE

Sarà una stagione “tribolata”, anche se si spera meno della precedente sia perché si è già “rodati” e pronti ad accogliere, sul piano psicologico, le restrizioni imposte e la difficoltà, almeno in parte, è conosciuta, sia perché la consapevolezza che comunque bisogna “vivere” ci porterà a reagire e trovare il modo di fare tutti gli allenamenti e le gare.

Il problema però è come inconsciamente si reagirà a queste difficoltà.

È un dato acquisito: il primo lockdown ha provocato psicologicamente un “lutto” (in termini psicologici) e una difficoltà emotiva pari a quello che i nostri nonni, e per alcuni i nostri genitori, hanno vissuto durante la guerra. Il secondo potrebbe peggiorare il già precario equilibrio.

La nostra generazione è cresciuta in condizioni di “serenità” generale. Una serenità “intaccata” pesantemente dalla pandemia. Risulta quindi quasi normale poter cadere in una lieve depressione.

Come reagire? Parlandone, non chiudendosi e cercando la relazione. L’allenamento aiuta a rilassare a trovare quegli equilibri fisici e biochimici che ci porteranno a vedere le cose con maggiore lucidità, a patto che non si esageri.

I RISCHI

Il rischio reale, in questa fase, può essere quello di ritardare la ripresa con gli allenamenti perché “tanto c’è tempo”… e la “paura” che questa fatica sia inutile.

La fatica non è mai inutile o, come diceva Pietro Mennea, “la fatica non è mai sprecata: soffri ma sogni”.

Ma soprattutto il problema reale è quello o di non ripartire o di ripartire con una condizione di fitness (ipotonia, aumento di peso ecc.) talmente bassa da rischiare un infortunio o un sovraffaticamento.

Quindi teniamo duro e diamoci una disciplina, facciamo attività come fosse una medicina (perché lo è). Facciamoci guidare dal coach che mai come in questo momento è utile per darci ordine, misura e continuità.

Le reazioni a questo periodo molto avverso per la nostra società potrebbero essere anche più esagerate. E allora in questo caso come ci si potrebbe comportare?

In un momento di “calma” come questo ci si pongono innumerevoli (troppi) obiettivi sia di ordine tecnico (gare) sia di livello e questo può generare una serie di difficoltà.

Come diceva Emil Zatopek: “Non puoi salire al secondo piano senza una scala. Quando poni i tuoi obiettivi troppo in alto e non riesci a raggiungerli, allora il tuo entusiasmo si trasforma in amarezza. Prova a sforzarti di raggiungere un obiettivo che sia ragionevole e poi lentamente elevalo. Questo è il solo modo di arrivare al vertice”.

Ecco che allora concentrarsi su pochi obiettivi, ma concreti, misurati, misurabili e progressivi può aumentare la nostra self confidence e farci percepire e sfruttare questo periodo di difficoltà come opportunità.

Questo atteggiamento di overload di goals è spesso accompagnato dalla motivazione eccessiva, che spesso è figlia della non gestione del momento di difficoltà e genera a sua volta, nel medio periodo, la frustrazione per aver esagerato. Questo sentimento è pericoloso perché, come detto, può condurre nel breve periodo a una condizione fisica ottimale, ma nel medio periodo, per limiti oggettivi di recupero psicofisico, all’overtraining o all’infortunio con successivo stop.

UN’UNICA CONCLUSIONE (E UN CONSIGLIO)

Tutti questi comportamenti conducono al “fallimento” dell’obiettivo se non gestiti, “digeriti” ed elaborati.

Per poter fare questo percorso affidatevi soprattutto in questo periodo, a un coach. Troverete un alter ego che vi permetterà di rispettare il vostro corpo e di farvi trovare pronti alla prossima stagione.

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By Simone / Editor on Nov 12, 2020

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