Voglio essere un educatore, ma da high performance, in altre parole un professionista che attraverso il triathlon modula un sistema “educativo” costruito sul miglioramento della performance. Mi piace contribuire al “cambiamento positivo” dell’atleta sia come persona sia sotto l’aspetto dei risultati.

Soltanto nel triathlon ho allenato una trentina di atleti che hanno vestito la maglia azzurra, ne ho portati 2 alle Olimpiadi e sono rimasto a guardare i Giochi in tv con altre 2, a causa di un infortunio. Ho seguito più di 6 cicli olimpici in diverse discipline sportive.

Da queste esperienze ho imparato che i fallimenti accadono, sono nell’ordine delle cose, e per questo vanno interpretati nel modo giusto: è necessario analizzarli ma è altrettanto necessario (e soprattutto utile) individuare la soluzione, trasformando il “fatto negativo” in un’opportunità, in un vero momento di crescita sportiva e personale.

Questo è il fulcro della mia mission: “educare” a reagire davanti alle situazioni negative che sempre e comunque succedono in una carriera sportiva, perché la discriminante tra un buon atleta e un atleta (e un allenatore) di alto livello è racchiusa proprio nella capacità di reagire alle frustrazioni.

Per aspera sic itur ad astra
(attraverso le asperità e difficoltà sino alle stelle)