Mental coach, che in italiano suona come allenatore mentale. Una figura che è stata completamente sdoganata da circa quindici anni, forse di più. Ultimamente in un gruppo di allenamento di high performance accanto a quelle di allenatore, preparatore atletico e fisioterapista la figura del mental coach ha assunto importanza. Ho comunque ancora nelle orecchie quando lo consigliavo ad alcuni miei atleti, che convinti rispondevano: “Non sono mica matto”.
Da parte mia, pur avendo migliorato e continuando a migliorare le mie competenze in psicologia, non potrò mai essere obiettivo verso un mio atleta e soprattutto non posso e non voglio essere un tuttologo, anche se pare sia la moda del nuovo millennio. L’allenatore mentale, che si occupa di migliorare il nostro linguaggio interno, diventa così una figura centrale per l’atleta, ma non solo. Sono convinto che possa essere utile a tutti, anche rispetto alla vita di relazione comune e quotidiana.
Non basta allenare i muscoli
Spesso con i miei atleti trascorro 25-30 ore la settimana ad allenare muscoli e polmoni e neanche un minuto ad allenare l’organo più importante del nostro corpo: il cervello. Ancora oggi molti atleti si affidano poco o per poco tempo a un mental coach o a uno psicologo dello sport, sono frenati da paura, ignoranza o ancora pigrizia. E anche quando ricorrono a questi specialisti decidono loro il giorno in cui interrompere e quello in cui riprendere vanificando o ritardando il percorso faticoso che si deve intraprendere dentro di sé per riuscire a essere la migliore versione di se stessi.
Non dovremmo poi commettere l’errore di arrenderci al primo ostacolo: eventuali pessime esperienze con alcuni professionisti non devono farci pensare che non serva a nulla. Potrebbe essere stata sfortuna e cambiare potrebbe non solo essere utile ma anche risolvere: esattamente come si fa con un allenatore classico. E come un allenatore classico (valido) quello mentale non ci dirà quello che vogliamo sentirci dire, se succede diffidate.
L’atleta non diventerà un fenomeno solo perché si è affidato a un “allenatore della mente”, ma sarà maggiormente consapevole del percorso che sta svolgendo e riuscirà anche a comunicare meglio con il proprio entourage.
Mental coach e psicologo dello sport: le 3 differenze
Sebbene si tenda a fare spesso di tutta un’erba un fascio, credo sia fondamentale distinguere le due figure professionali del mental coach e dello psicologo dello sport, così da avere più strumenti possibili per decidere se rivolgersi a uno o all’altro.
Le differenze principali tra un mental coach e uno psicologo nello sport riguardano il percorso formativo, il focus dell’intervento e l’approccio metodologico.
1. Il percorso formativo:
· si diventa mental coach, solitamente, alla fine di un corso che può durare da 1 a 3 anni;
· lo psicologo dello sport ha conseguito una laurea in Psicologia e poi una specializzazione nello sport.
2. Il focus dell’intervento:
· il mental coach si focalizza principalmente sull’ottimizzazione delle prestazioni attraverso l’allenamento mentale. Si concentra su tecniche di visualizzazione, auto-empowerment, gestione dello stress e del focus, miglioramento della motivazione e della fiducia.
· lo psicologo dello sport ha una formazione più ampia in psicologia e si occupa di una gamma più vasta di questioni, inclusi problemi emotivi, comportamentali e di salute mentale che possono influenzare le prestazioni sportive. Questo può includere, tra gli altri, ansia da prestazione, depressione e disturbi alimentari.
3. L’approccio metodologico:
· il mental coach utilizza spesso tecniche e strategie pratiche e focalizzate sul miglioramento delle prestazioni a breve termine. L’approccio è spesso orientato all’azione e si concentra sul raggiungimento di obiettivi specifici.
· lo psicologo dello sport adotta un approccio più completo e clinico. Utilizza spesso tecniche terapeutiche approfondite per affrontare le radici psicologiche dei problemi, spesso con un’attenzione più mirata ai processi emotivi e cognitivi.
In sintesi, mentre entrambi lavorano per migliorare le prestazioni degli atleti, il mental coach si concentra più specificamente sull’ottimizzazione delle prestazioni attraverso l’allenamento mentale, mentre lo psicologo dello sport affronta una gamma più ampia di questioni psicologiche che possono influenzare le prestazioni sportive.